giovedì 27 agosto 2015

Quarto e ultimo tableau

BIG IS BETTER. SMISURATO, ENORME, GIGANTESCO. GRANDE, GROSSO, GROSSISSIMO. 
REVISIONE DELLE UNITÀ DI MISURA.

Negli Stati Uniti la dimensione mi colpisce, tutto è grande, grosso. Le pianure, le strade, gli alberi (tipo quello qui a fianco), i fiumi, le spiagge, gli oceani. Gli spazi e la natura hanno misure insolite per noi. E, forse di conseguenza, ciò che l’uomo produce è smisurato, rispetto alle nostre abitudini. 

Grosso, grande, sono concetti relativi, la mia casa di nemmeno 70 mq apparirebbe probabilmente enorme a chi vive in una capanna di 10. Quindi per me, 40 mq di roulotte (non scherzo) sono pressoché mostruosi. Le casette sono piccole (fuori dalle città nessuno o quasi vive in una casa di mattoni, son tutte prefabbricate di legno tipo tamburato, al massimo a due piani) ma intorno hanno spazio, molto (e una grande tettoia per la roulotte). È grande il supermercato, l’incrocio, il camion, la ruspa, le moto, …, tutto. I treni (solo merci) son lunghi qualche chilometro, i grattacieli son alti qualche centinaio di metri e avanti così.




Probabilmente, 40 mq sono la superficie coperta da una cocacola media versata su un piano, o da un hamburger spianato. Se tutto qui è grande, grosso, grossissimo, cibo e bevande lo sono di più. E anche chi li mangia. La nouvelle cuisine qui non ha esito, se chiedi un panino ti portano una roba di tre chili circondata da un muraglione di patate fritte, le mele son meloni, vendono l’elephant garlic (aglio grosso come una nostra mela), acqua, latte e succo di frutta sono nelle tanichette tipo le nostre dell’acqua distillata per il ferro da stiro. Qui per mangiare ti serve la bocca di un pitone e lo stomaco di una tritasassi. E la golosità delle feste comandate. Il molto è anche nel contenuto, in particolare per quanto riguarda lo zucchero. Tutto è dolce, stradolce, dolcissimo, lo zucchero è nel pane, nella marmellata che allappa, nelle bevande, non vi dico crackers e biscotti, nel ketchup, nel salume, nella frutta secca, eccetera eccetera eccetera. Non esiste cibo semplice, l’insalata è coperta di salsa, così come la pasta e la carne. Non esiste bevanda semplice, nell’acqua c'è almeno un chilo di ghiaccio (e appunto un quintale di cloro). (In compenso in libreria, pareti e pareti di libri di cucina vegetariana).


Qui le unità di misura vanno riviste, e, pensandoci, un miglio è più lungo di un chilometro, un gallone son circa tre litri e mezzo, eccetera. Visti superficialmente e con le nostre misure, gli americani sono un popolo di esagerati e non è difficile capire perché si allargano, invadono, esuberano, nel piccolo … non ci stanno, non sono abituati.
Hanno anche un grande cuore, mi ha colpito il cartello giallo appeso all’ingresso di un supermercato a Packwood (il villaggio, quello delle docce…), gli auguri a chi è ammalato, e i dollari raccolti per aiutare a pagare le cure. (E tutti noi, a pensare, saran anche avanti, gli americani, ma ‘sta storia che se sei povero e stai male non puoi curarti, non è mica bella, noi saremo anche un paese piccolo e poco organizzato, e la sanità non ne parliamo, ma almeno non devono farci la colletta i vicini, o non sempre). Hanno tanto anche di sofferenza. A Seattle homeless e stonati riempiono tutti i cantoni.

Il tanto è nella musica, nei romanzi, nel cinema, nell’arte, hanno centinaia, migliaia di autori, nella loro breve storia han prodotto un sacco, un sacchissimo, e sono ancora lì che lavorano. Per questo, il mio immaginario e la mia memoria sono pieni di vedute, miti e paradossi americani, e ogni volta che parto per gli States è un viaggio dell’anima prima ancora che di tutto il resto.

Bye bye, smisurati States. Ci sentiamo presto per l’ultimo post e la conclusione del mini blog.

PS. Un po' di cose non ce la facevo a fotografarle, erano troppo grandi ... ho girato qualche breve video, eccone un paio.


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